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Immagine del redattoreTacus Associazione

Memorie sentimentali: l'arte dei fratelli Civiletti

Palermo, con il suo fascino millenario e le sue infinite sfumature, domenica 7 e 21 aprile è stata la cornice di uno speciale itinerario artistico e sentimentale, dal titolo La scultura raccontata, che ha saputo intrecciare la storia della città con le vicende personali dei fratelli Benedetto e Pasquale Civiletti: artisti scultori che con i loro capolavori hanno reso grande il nome di Palermo negli anni d'oro della Belle Époque.


Per TACUS è stato un enorme piacere conoscere e collaborare con Emilia e Germana Mulé, pronipoti di Pasquale Civiletti, nell'organizzazione e promozione di un vero e proprio viaggio lungo il viale dei ricordi, tra racconti, aneddoti, curiosità e retroscena delle opere realizzate.


Nelle vesti di moderni ciceroni, le sorelle Mulé hanno saputo far emergere le distinte personalità dei fratelli scultori, accomunati dalla passione e dall'amore per l'arte "dal vero", abili nel riprodurre vizi, virtù, vita quotidiana, lavoro e svaghi, fatiche o tragedie della società palermitana dell'epoca, senza alterare il contino dialogo con i gusti, le aspirazioni e le dinamiche culturali del tempo.


L'immagine è un collage di sei fotografie che rappresentano varie statue, opere dei fratelli Benedetto e Pasquale Civiletti, a Palermo. In basso il logo dell'associazione TACUS. La prima foto in alto a sinistra mostra una statua con una donna che cavalca un leone, situata davanti il Teatro Massimo, rappresentazione allegorica della Tragedia, opera di Benedetto Civiletti. La seconda immagine in alto al centro presenta la statua che ritrae due bambini seduti su una base, opera di Pasquale Civiletti dal titolo “I senza tetto”. La terza foto in alto a destra mostra la facciata del Teatro Garibaldi Politeama. Nella fila inferiore, la seconda immagine in basso al centro mostra la statua di una figura maschile nuda, che alza la mano destra, opera di Benedetto Civiletti dal titolo “Il lavoro”. L'ultima immagine in basso a destra mostra le mani di una persona che tiene aperto un opuscolo informativo, con foto e testi su Pasquale Civiletti.

Seguendo il filo rosso del racconto dove il passato racconta il futuro, abbiamo passeggiato tra gli spazi del Teatro Massimo, del Teatro Garibaldi Politeama e della grande Esposizione Nazionale, soffermandoci via via davanti alle sculture bronzee, testimonianze preziose di grande capacità artistica, estro creativo e di un linguaggio figurativo di un passato che fu. Tra splendide architetture e colpi d'occhio che ci hanno permesso di immaginare le caratteristiche atmosfere della golden age palermitana, grazie ai racconti di Emilia e Germana abbiamo scoperto luoghi vicini e lontani, privati e pubblici, di vita intima e di lavoro dei fratelli Civiletti, fino a un'ultima ed esclusiva tappa, il loro salotto privato, dove è stato possibile respirare i venti di quell'arte custodita e tramandata con cura. Subito dopo essere entrati, avvolti da un "intimo e accogliente" clima, abbiamo potuto accarezzare con la mente e col cuore il mondo attorno a Benedetto e Pasquale Civiletti.


L'immagine è un collage di quattro fotografie che documentano varie scene di gruppi di persone durante l'itinerario dal titolo “La scultura raccontata”. Nel riquadro in alto a sinistra, il gruppo davanti il Teatro Garibaldi Politeama. Nella seconda foto in alto a destra, il gruppo mentre ascolta il racconto della sig.ra Mulé a piazza Castelnuovo. La foto in basso a sinistra mostra il salotto privato della famiglia Civiletti, dove una donna osserva il ritratto di Benedetto Civiletti appeso a una parete. Nell'immagine in basso a destra, il gruppo radunato davanti il Teatro Massimo. Tutte le immagini portano il logo "TACUS".

Vogliamo ringraziare di cuore Emilia e Germana sia per averci coinvolto in questo progetto, sia per aver voluto condividere con noi ricordi della loro famiglia riportando, attraverso questo evento, per la prima volta a Palermo un itinerario della memoria dedicato ai fratelli Civiletti e alla scultura a cavallo tra XIX e XX secolo. Grazie a loro è stato raccontato un pezzo della nostra storia e di quella identità culturale e artistica che quotidianamente si estende sotto i nostri occhi e che, troppo spesso, non vediamo o ignoriamo. È stata un'esperienza unica che ci ha permesso di osservare la continuità tra passato e presente, attraverso le opere e le storie di chi ha vissuto e amato questa città.


Speriamo che queste due giornate abbiano lasciato nei partecipanti la stessa emozione che abbiamo provato noi e che queste siano solo la prima delle scoperte delle mille vite di questa nostra città, ancora tutte da raccontare.



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