In Sicilia, terra ricca di storia, leggende e tradizioni, esiste ancora oggi una peculiare forma teatrale, un teatro delle marionette capace di affascinare intere generazioni, che narra e mette in scena antiche gesta eroiche: l'Opera dei Pupi .
Ma cos'è un pupo? Cosa si intende per Opera dei Pupi? Qual è la sua origine e perché è considerata un patrimonio di valore inestimabile?
Indice
Il Pupo Siciliano
Il pupo (1), tipica marionetta siciliana, è una figura di legno (2) con un'anima d'acciaio, ricoperta da un'armatura elaborata e decorata, spesso realizzata in metallo e stoffa, dipinta a mano con grande cura nei dettagli.
Ciò che distingue i pupi siciliani dalle comuni marionette è la loro particolare struttura e meccanica di manovra. I pupi siciliani, a differenza delle marionette tradizionali mosse da fili sottili, vengono manovrati da robuste aste metalliche. Queste, sagomate in alto a forma di uncino, permettono al "puparo" — l'artigiano che costruisce e anima i pupi — di appenderli, inclinarli e di produrre movimenti più decisi, precisi e rapide azioni sceniche — vedesi i duelli tra cavalieri — particolarmente apprezzati dal pubblico.
Le armature, le vesti e i colori dei pupi, che seguono un preciso codice iconografico, permettono di riconoscere immediatamente il personaggio e aumentare il coinvolgimento degli spettatori. Ad esempio, i cavalieri cristiani indossano armature decorate con croci e simboli nobiliari, mentre i guerrieri saraceni sono rappresentati con turbanti e decorazioni orientali, enfatizzando il contrasto tra le due civiltà in lotta.
Dal punto di vista figurativo, i pupi si dividono generalmente in due grandi categorie: i personaggi armati e i personaggi in paggio.
I primi, i paladini cristiani e i guerrieri saraceni, sono caratterizzati da armature sontuose e dettagliate, cesellate con grande maestria. Tra questi, in particolare, i paladini cristiani presentano volti armoniosi e dai tratti simmetrici, indossano un gonnellino chiamato "faroncina" a Palermo e "vesti" a Catania, e portano emblemi del proprio casato su elmo, corazza e scudo. I saraceni, invece, presentano tratti più marcati, indossano spesso pantaloni e turbanti, simboli della loro appartenenza culturale, e le loro armature sono decorate con mezze lune e stelle che richiamano l’iconografia islamica. Un contrasto visivo utile ad accentuare la contrapposizione tra le due fazioni e rendere le battaglie ancora più coinvolgenti.
I secondi, ovvero i personaggi in paggio, si distinguono per la loro funzione comica e servile. Tra questi, nella tradizione catanese, spicca il personaggio di Peppininu, scudiero dei grandi eroi come Orlando e Rinaldo, mentre nella tradizione palermitana compaiono Nofrio e Virticchio, protagonisti delle farse finali (3) che chiudevano le rappresentazioni.
Le radici storiche e l'universo narrativo dell'Opera dei Pupi
L’Opera dei Pupi — in Sicilia conosciuta come Opra — pur affondando le radici nella tradizione narrativa medievale europea legata ai cicli cavallereschi, nasce in Sicilia nella prima metà dell’Ottocento dove — grazie a una meccanica innovativa, all'acquisizione di caratteristiche peculiari e alla diffusione in tutta l'isola dei teatri mobili ad opera dei maestri pupari — diviene un prodotto unico rispetto a tutte le altre forme di teatro simili.
Pur avendo un vasto e variegato repertorio, il nucleo centrale dell’Opera dei Pupi è la rappresentazione del ciclo cavalleresco, con protagonisti i Paladini di Francia delle Chanson de geste. Il più amato è Orlando, il valoroso paladino di Carlo Magno, seguito da Rinaldo, Angelica, Medoro e il perfido Gano di Maganza.
Tali rappresentazioni, oltre alla narrazione delle gesta eroiche (4) e delle avventure dei cavalieri cristiani in lotta contro i Saraceni, costituiscono un importante mezzo di trasmissione di valori come il coraggio, la fedeltà, l’onore e la giustizia. A questi si aggiunge la dicotomia tra cristiani e saraceni che, oltre ad essere il simbolo del conflitto culturale e religioso che ha attraversato la Sicilia, rendono l’Opera dei Pupi una forma di teatro popolare fortemente legata al contesto storico dell’isola.
La struttura dello spettacolo e il ruolo del Puparo
Caratteristica fondamentale dell’Opera dei Pupi è la struttura narrativa suddivisa in cicli. Anticamente ogni serata metteva in scena un episodio della saga cosicché il pubblico, affascinato dalle vicende eroiche e dagli intrepidi duelli, tornava sera dopo sera.
Animatore dello spettacolo era ed è il puparo. Egli, oltre a costruire i pupi e a seguire la regia dello spettacolo, è colui che padroneggia tutti gli aspetti della rappresentazione: dalla scenografia alla narrazione improvvisata, dalla manovra dei singoli pupi alla voce che dà vita ai personaggi. La sua abilità nel differenziare le voci dei vari protagonisti, modulandole a seconda del carattere e dell’azione, è l'elemento essenziale che crea la giusta atmosfera.
Le scene di battaglia, inoltre, che costituiscono il fulcro delle rappresentazioni, sono accompagnate ancora oggi da effetti sonori creati dal puparo stesso. Tra questi vi sono il suono metallico delle armature che si scontrano o dalle asticelle che muovono i pupi e i colpi degli zoccoli di legno sul pavimento: un mix sonoro capace di trasformare il teatro in un campo di battaglia vibrante e realistico, e di trascinare il pubblico in un mondo lontano, fatto di eroi e avventure epiche.
Protagonista delle scene prive di dialogo, invece, è il cosiddetto pianino a cilindro, strumento meccanizzato che esegue musica grazie alla presenza di cilindri sui quali sono incise diverse melodie. Generalmente suonati dal membro più giovane della famiglia dei pupari, esso rappresenta il primo step della formazione di un puparo. Si inizia imparando a manovrare il pianino, girando semplicemente una manovella, per poi gradualmente acquisire le competenze necessarie a gestire l'intero spettacolo.
Una tradizione familiare
Uno degli aspetti più affascinanti dell’Opera dei Pupi è indubbiamente la sua trasmissione familiare. Le tecniche di costruzione dei pupi, la meccanica dei movimenti e le modalità di narrazione non sono mai state formalizzate in manuali scritti; al contrario, sin dalle origini ha mantenuto la trasmissione per via orale, da maestro ad allievo, spesso all’interno delle stesse famiglie di pupari, in un lungo processo di apprendimento che richiede anni di pratica e dedizione.
I Cuticchio, i Mancuso, gli Argento o i Bumbello sono tra le più famose famiglie di pupari che contribuiscono a mantenere viva questa tradizione. Ancora oggi infatti, in vari teatri della Sicilia, è possibile assistere a spettacoli dell’Opera dei Pupi, dove le nuove generazioni di pupari continuano a portare in scena le epiche battaglie tra Orlando e i suoi nemici.
Pupi: Patrimonio dell'Umanità
Nel 2001, l’Opera dei Pupi è stata riconosciuta dall’UNESCO come Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità, un riconoscimento che ha sottolineato l’importanza di preservare questa forma d’arte unica. Tale riconoscimento ha rilanciato l’interesse verso l’Opera dei Pupi, non solo in Sicilia, ma anche a livello internazionale. Teatri e musei dedicati ai pupi sono stati aperti in diverse città, e molte compagnie di pupari hanno iniziato a organizzare tournée all’estero, portando i loro spettacoli anche fuori dall’isola.
L'eredità dell'Opera dei Pupi
L'Opera dei Pupi è, dunque, un simbolo della cultura siciliana, capace ancora oggi di trasmettere valori ed emozioni. La sua capacità di evolversi, pur mantenendo le sue radici, la rende una delle forme più affascinanti del teatro popolare. Continuando a incantare spettatori di tutte le età, quest'arte mantiene vivo un patrimonio che trascende la Sicilia, coinvolgendo l'umanità intera in un mondo di eroi, battaglie e narrazioni epiche, dove realtà e leggenda si fondono con la meraviglia del racconto.
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NOTE
(1) Dal latino pupus, che significa bambinello
(2) Si tratta di una ossatura di legno, ovvero una testa e un busto, sulla quale vengono attaccate le gambe
(3) Queste farse, spesso licenziose e grottesche, affondano le loro radici nelle vastasate, brevi commedie derivate dalla Commedia dell’Arte.
(4) Queste storie epiche venivano tramandate oralmente dai cantastorie, figure itineranti che raccontavano queste saghe ai popolani.
L'articolo è a cura della redazione di TACUS Arte Integrazione Cultura.
Le immagini dei collage sono state generate mediante un programma di AI
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